Saronno - Attac Saronno: “Ex Isotta Fraschini, un’occasione persa per la città” - Archivio - Varese News

Anche l’associazione Attac Saronno interviene sulla questione dell’ex Isotta Fraschini, che questa sera andrà in discussione in un Consiglio comunale molto contestato per i tempi e le modalità della convocazione.
«Anche qui vince il “modello Milano”, basato sui privati – dice il portavoce Roberto Guaglianone – Saronno perde definitivamente l’occasione dell’urbanistica partecipativa».
Guaglianone ricorda storiche mobilitazioni su questi temi: «Saronno conobbe, negli Anni Novanta, un’importante stagione di partecipazione popolare alle decisioni più importanti del territorio: dopo una monumentale raccolta di firme per ridimensionare il piano ex Cemsa (i palazzoni colorati del retrostazione) e chiedere partecipazione su queste scelte, nacque il Forum Isotta. Centoventi persone, guidate da facilitatori del Politecnico di Milano, progettarono gli enormi spazi dell’area industriale dismessa più grande della città. Un progetto che venne gettato nel cestino dall’amministrazione di centrodestra insediatasi nel 1999 a guida Gilli: da quel momento Saronno non ha più visto momenti di vera progettazione partecipata, non solo in urbanistica. Nessuna amministrazione comunale avrebbe più preso iniziative di coinvolgimento dei cittadini. Al punto che ne sostituì le funzioni la società “Saronno Città dei Beni Comuni”, acquirente privato – a prezzo stracciato – di quella fetta di terra un tempo pubblica, con il suo “progetto Vivaio”, caratterizzato da una forma assai particolare di partecipazione, intesa come comunicazione pressoché unidirezionale a una platea di giovani. Il nome della società evoca sì i beni comuni, ma si tratta a tutti gli effetti di un soggetto privato, che privatamente ha deciso come strutturare gli spazi all’interno dei 120mila metri quadri, che sarebbero dovuti soprattutto servire a rilanciare funzioni pubbliche – come chiedevano i cittadini del Forum Isotta – e un collegamento vero tra il quartiere Matteotti e il resto della città».
«Non solo, ma la società ha avuto in questi anni un piglio molto “arrembante”, diremmo “milanese”, sulla progettazione, cercando di forzare i tempi del pubblico, che è titolare della regia delle operazioni – prosegue Guaglianone – Una strategia che sembra avere vinto, oggi che si va in Consiglio Comunale a votare l’adozione del Programma Integrato di Intervento sull’area dell’ex Isotta Fraschini, un PII che – per i numeri che conosciamo – assesta le sue previsioni molto vicino ai desiderata della proprietà privata. Previsioni che non coincidono con l’interesse pubblico, a meno che non si consideri tale una zona verde pari al minimo dovuto per legge (mentre il PGT prevedeva un parco da 100.000 metri quadrati, come ci ricorda la Provincia di Varese nelle sue osservazioni), una strada interna, importanti interventi edilizi (case e centri direzionali) destinati a chi i soldi li ha in abbondanza, così come private sono le presenze in tema di istruzione (Daimon e due istituti, che non ci risultano pubblici, di “alta formazione”), mentre la stessa edilizia non destinata ai ricchi, nettamente minoritaria, è quella convenzionata o quella sociale: non si parla di ERP, cioè case popolari, ma di Edilizia Residenziale Sociale, che rimanderebbe ad un housing gestito da privati».
Anche la questione della squadra ciclistica Emirates, finisce nell’elenco delle critiche di Attac: «Ciliegina sulla torta, l’arrivo nell’area di una struttura ciclistica e di quello che ormai viene chiamato, anche nelle veline di stampa, il “quartier generale”, di cui ultimamente si preferisce non dire che sarà quello della squadra ciclistica Emirates, che fa riferimento ai sovrani degli Emirati Arabi Uniti, paese dove la vigente pena di morte ha colpito, solo qualche mese fa, una giovane donna indiana ed è prevista anche contro l’omosessualità. Sarà interessante vedere come una maggioranza “pro diritti umani” si comporterà verso l’arrivo di cospicui fondi e strutture da un tale Paese. Pecunia non olet?».
Ma il nodo centrale, conclude Attac, è proprio il mancato coinvolgimento della città: «Su tutto, comunque, la grande occasione persa dalla maggioranza attuale di costruire un percorso partecipativo per chiedere ai cittadini quali fossero le priorità per quest’area fondamentale, confrontarle con quelle dei sedicenti “beni comuni” e magari (ri)progettarle insieme alla cittadinanza stessa. Ha prevalso, ancora una volta, la logica della concertazione di palazzo e della ratifica in Consiglio comunale di scelte già fatte. E non si provi a spacciare per partecipazione popolare il percorso di osservazioni dei cittadini normalmente previsto dalla legge: l’occasione è persa e noi di Attac, che chiedevamo partecipazione anche e soprattutto in urbanistica, non possiamo che essere profondamente amareggiati da questa scelta. Saronno sceglie per il suo futuro il modello milanese della “città per ricchi”? Così è, se vi pare…»
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